Mobili e Restauro

“La storia siamo noi”, cantava Francesco De Gregori. Ma si dimenticava tutto quello che “noi” possediamo e che, insieme a “noi”, fa la storia. Ecco perché alcuni oggetti che fanno parte della vita quotidiana, non si devono assolutamente perdere o dimenticare. Gli oggetti che riempiono le case, per esempio, che le rendono speciali: armadi, cassapanche, madie, comodini, sedie. Mobili, insomma. E quando il tempo, con il suo incedere, intacca la sostanza, incrina la consistenza, crea crepe e scalfitture, servono persone qualificate e capaci per riportare tutto all’antico splendore. Restaurare mobili antichi non è una professione qualsiasi. È un’attività che richiede la capacità di vivere, allo stesso tempo, in due epoche diverse, lontane secoli fra loro. Di immedesimarsi negli artigiani in grado, con mezzi e risorse ovviamente limitati, di costruire capolavori di estetica e funzionalità. Di ricercare pezzi originali sviluppando una sensibilità artistica che viaggia al contrario. Mentre tutto ciò che è arte ed estetica corre verso un futuro da misurare in byte e si circonda di materiali che la natura si guarda bene dal fornire, chi restaura mobili convive con le misure del classicismo e il calore del legno, con la polvere e la muffa. Con un piede nel passato e l’altro nel presente e un dubbio profondo su quale preferire. Il tarlo più difficile da scacciare, ma solo per chi non ha mai messo piede in una bottega di restauro, come quella in cui è “cresciuto” di Stefano Bresciani, per tutto “lo Ske”. O come quella, in alta Valle Seriana, dove ogni giorno Luigi Romelli ridà vita ad antichi oggetti o ne crea di nuovi (ma dal sapore antichissimo) modellando come per magia legno e ferro con cui crea scale e ringhiere, porte e scale…

Romelli, il legno e il ferro che arredano

“L’architetto d’oggi,  l’architetto universitario,  impari da tutti gli artigiani:  impari dal falegname, dal fabbro, da tutti gli artigiani. È bellissimo”. Chissà quanti laureati in architettura hanno fatto proprio l’invito rivolto loro da un “collega” famosissimo, Gio Ponti, che in “Amate l’architettura” ha sottolineato quanto sia importante “imparare le cose fatte con le mani”? Per gli...
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