Zunt, guariamo gli acquedotti che perdono

La scoperta dell'acqua calda per risolvere il problema delle perdite acqua negli acquedotti italiani e per prevenire nuove possibili emergenze siccità come quella esplosa in tutta la sua drammaticità durante l'estate. Così il quotidiano Libero, diretto da Vittorio Feltri,  ha spiegato ai propri lettori quanto potrebbe essere semplice tappare i buchi dell'Italia colabrodo, di una rete di condutture spesso ridotte a un gruviera  con perdite medie del 40 per cento e punte addirittura del 70 per cento di quello che tutti si ostinano a definire un bene preziosissimo trattandolo poi, nei fatti, come se fosse immondizia senza alcun valore. Da disperdere tra un buco e l'altro nelle tubature. Una soluzione che parte dal Cassinone di Seriate, dove ha la sede la Zunt Italiana, società "da anni chiamata al capezzale di oleodotti e gasdotti (e recentemente anche acquedotti) in diverse aree nel mondo per applicare alle tubazioni un mezzo di protezione passiva in grado di abbattere le correnti che vagano nel sottosuolo e che rappresentano la principale causa delle forature nelle tubature.  Soluzione, ha sottolineato Libero, che peraltro il Governo italiano ha già in tasca considerato che "basterebbe curare le tubature dell'acqua esattamente come le condutture del gas. Cosa che avviene grazie a un decreto del ministero dello Sviluppo economico del 2008 che impone, tra diversi requisiti, l’installazione di semplici giunti isolanti sulle linee di distribuzione gas  "per assicurare un alto livello di sicurezza nei confronti di perdite dovute a fenomeni di corrosione delle tubazioni". In altre parole sarebbe banalissimamente sufficiente fare la stessa cosa per proteggere dal pericolo di bucature le tubature dell'acqua, come ha spiegato con massima chiarezza al quotidiano Igor Caldara, ingegnere a capo della Zunt Italiana, a confermare che la soluzione è lì, a portata di mano, probabilmente mille volte più semplice di faraonici progetti di cui si è parlato, come per esempio la progettazione di impianti di desalinizzazione. E a dirlo è uno  che di falle nelle tubature ne ha già "curate" e  "guarite" una marea con ottimi risultati.  Come? L'ha spiegato lo stesso Igor Caldara  a Libero:  "applicando alle tubazioni un mezzo di protezione passiva in grado di abbattere le correnti che vagano nel sottosuolo e che rappresentano la principale causa delle forature nelle tubature. Perché di questo si tratta, perché le tubazioni per il trasporto e distribuzione di fluidi non adeguatamente protette  tendono a corrodersi, fenomeno che può accelerare in maniera esponenziale in  presenza di correnti vaganti nel terreno che, quando vengono intercettate dalla tubazione, la percorrono come via preferenziale, essendo più conduttive del terreno circostante,  per poi “uscire” dalla tubazione disperdendosi. Ed è proprio nel punto in cui escono che le correnti vaganti dovute alle dispersioni di terra degli impianti elettrici, delle motrici dei treni, o anche alle cosiddette “pile geologiche” che si formano naturalmente a causa dell’attraversamento della tubazione di terreni di natura molto differente, come per esempio terreni molto aerati e ghiaiosi accanto a terreni argillosi e poco aerati,  bucano i tubi. Abbiamo visto casi in cui l'energia ha forato un tubo di spessore 10 millimetri in soli sei mesi", ha sottolineato Igor Caldara ribadendo che il rimedio più semplice e immediato può essere rappresentato proprio  dai giunti "che fermano le correnti permettendo di guidarle dove non arrecano danno, o a corrodere altri materiali appositamente collocati per essere "sacrificati". Il  nostro Paese è sempre stato all’avanguardia in fatto di protezione passiva delle tubazioni di gas, ha concluso Igor Caldara,  "basterebbe clonare la soluzione per gli acquedotti. Prevenendo possibili perdite come avviene per esempio in Arabia Saudita dove la Zunt di Seriate dal 1996  fornisce materiali e uomini per la manutenzione degli acquedotti  provenienti dall’impianto di desalinizzazione che alimenta la città di Medina e la capitale Riyadh. "Impianti di desalinizzazione che,  se venissero realizzati anche in Italia, rappresenterebbero, senza prima intervenire sulla rete di distribuzione, un falso rimedio", ha commentato Libero, "per la semplice ragione che quasi la metà dell'acqua "addolcita", senza tappare le falle nelle condutture, verrebbe comunque sprecata, esattamente come accadde oggi.  E  la soluzione al problema proposta da Zunt avrebbe lunghissima durata se si pensa che consentirebbe di bloccare i processi di corrosione anche per 40 anni, ovvero la normale vita utile di impianti come oleodotti e gasdotti, tagliando le manutenzioni dovute alle perdite. Certo, ci sarebbero da sostenere i costi di esercizio legati al consumo di materiali  sacrifiziali, o al pompaggio della corrente di protezione, ma si tratta di costi nettamente inferiori a quelli  di scavo e riparazione delle tubature forate. Qualche amministratore pubblico vorrà vedere progetti e costi. Igor Caldara si è dichiarato felice e pronto a fornire una risposta a qualsiasi sua domanda.

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