La parola brughiera può evocare immagini diametralmente opposte. Per esempio può evocare una landa desolata, costellata solo di arbusti e cespugli, erbe e muschi, come quella di Dartmoor, nel Devon (mirabilmente raccontata da Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes) dove di notte si aggirava una creatura diabolica, pronta a sbranare gli eredi della famiglia Baskerville. Una terribile punizione per un efferato crimine commesso da un antenato due secoli prima e che per quel delitto era stato dilaniato da un enorme cane, comparso dagli inferi. Oppure, lo stesso termine, può evocare un meraviglioso giardino impreziosito da diverse specie arboree, giocate prevalentemente sulle sfumature del verde con fragranti eccezioni di gelsomini e antiche ortensie: un luogo incantato dove si aggirano raffinati gourmand pronti ad addentare i più prelibati piatti preparati dallo chef dell’Osteria della Brughiera, che Stefano Arrigoni ha aperto nel 1991 a Villa d’Almè, a una manciata di chilometri da Bergamo, sulla strada che conduce in vale Brembana. Ad accogliervi c’è la raffinata gentilezza di Stefano È qui, un una casa d’epoca settecentesca che Stefano Arrigoni, affiancato dall’inseparabile chef Paolo Benigni, accoglie, con savoir faire unico, i clienti, moltissimi dei quali frequentano puntualmente il locale fin da quando accanto a Stefano c’erano anche la mamma e il papà, straordinario norcino, colui che macella il maiale e si occupa di lavorarne le carni, e figlio del titolare di un’antica trattoria, a conferma che l’imprinting gastronomico (in questo caso metà toscano e metà ligure) è scritto nel dna. Le piccole sale […]
Osteria della Brughiera, il sapore della Toscana