Quando si parla di karate e di kung fu non si può non pensare a Bruce Lee o ai protagonisti dei tanti film ispirati alle arti marziali. Eppure, agli occhi dei più attenti, non sfuggirà come gran parte di queste pellicole mettano in evidenza un aspetto educativo di grande importanza. La forza fisica fa leva sulla mente Lo studio di proiezioni, leve e colpi ha una valenza prettamente difensiva e, nelle maggior parte dei casi, è profondamente legata ad uno sviluppo di qualità caratteriali e psicologiche. Le arti marziali sono, insomma, solamente la componente fisica di una crescita che coinvolge tutta la persona, punta di un iceberg che poggia sulla solidità caratteriale e psicologica dell’individuo. Lo stesso Bruce Lee, dicono i suoi biografi, era persona profondamente pacifica e predicava l’utilizzo delle arti marziali solamente come strumento di difesa. Combattere in modo educativo Se questo è il punto di partenza, è facile capire il valore educativo di molte delle scuole che, un po’ dovunque, insegnano a gestire il corpo dopo e la mente prima. Come la Shorei Kan di Bergamo, che descrive se stessa come “Scuola della cortesia e delle buone maniere”. L’incompatibilità fra l’idea comune di arti marziali e le buone maniere è abbastanza evidente, ma è altrettanto evidente che, secondo la Shorei Kan, è la prima ad essere sbagliata. Perché? La risposta è nelle poche righe della presentazione della scuola. “Coltivare lo spirito del rispetto e della cortesia nei confronti di un’altra persona è una cosa comune e fondamentale […]
Difendersi, un’autentica arte. Marziale…