Parco dei Colli, il paradiso in terra minacciato
dall’inferno di cemento della nuova strada

Parco dei Colli di Bergamo, un polmone verde a una manciata di chilometri dal cuore della città che per secoli l'uomo ha saputo tutelare, difendendo il suo valore non solo paesaggistico, ma anche naturalistico, la sua biodiversità oggi più che mai da difendere. Un piccolo angolo di “paradiso in terra” minacciato da un progetto che rischia di portare in quest'area verde un vero e proprio inferno di cemento e traffico: quello per il terzo lotto della tangenziale sud, la variante Paladina-Sedrina della Strada Statale 470, nuova strada che taglierebbe la piana agricola di Sombreno e Almè, con una porzione in trincea correndo poi verso nord attraverso una galleria di quattro chilometri scavata sotto la collina per sbucare infine nella Valle del Giongo, zona speciale di conservazione, classificata come d’importanza comunitaria e rientrante nelle aree Rete Natura 2000.

Un progetto vecchio di 30 anni pronto a ripartire nonostante la bocciatura del Tar...

Strada “nuova” per dire, visto che se ne parla da oltre 30 anni, ma che ora sembra essere pronta a “ripartire”, scatenando la reazione di chi quel progetto infernale nel paradiso verde collinare che circonda Bergamo non ne vuol neppure sentir parlare. Primo fra tutti Stefano Vivi, sindaco di Sorisole, comune “minacciato” dal progetto, che intervenendo all'incontro organizzato all'ex Monastero di Astino sabato 15 novembre per dire no alla colata di cemento e asfalto, ha letteralmente demolito il progetto che, proprio recentissimamente, la Regione Lombardia ha inserito invece nei cantieri prioritari. Dissotterrando un cantiere che 2003 era già stato fermato dal Tar con il blocco del progetto esecutivo, e riaprendo così un “cold case” politico-amministrativo nonostante i tantissimi scheletri nell'armadio, come ha denunciato proprio Stefano Vivi , ricordando che negli Anni 60 gli allora amministratori pubblici alla guida della Provincia di Bergamo, “con grandissima lungimiranza nel realizzare il progetto della nuova Statale 470 destinata a collegare Bergamo con la Valle Brembana avessero acquistato spazi sufficienti per raddoppiare, in un futuro prevedibilmente ad alto congestionamento di veicoli sulle strade, il percorso, trasformandolo da due a quattro corsie”.

e nonostante un'alternativa, più rapida ed economica, esista da oltre 60 anni

E dunque, ha affermato il primo cittadino del comune di novemila abitanti alle porte del capoluogo, “la soluzione esiste già, da oltre 60 anni: basta raddoppiare la statale esistente senza compiere questo scempio ambientale”. E a chi gli ha fatto notare che nel frattempo, lungo la vecchia statale da anni ormai stretta nella morsa del traffico , sono stati costruiti numerosi edifici (su concessione di amministratori decisamente meno lungimiranti di quelli che gestirono la nascita della SS 470?) il primo cittadino che da subito si è schierato al fianco dei comitati “anti scempio ambientale”, ha subito replicato affermando che “con gli oltre 560 milioni di euro -oltre mille miliardi di vecchie lire - previsti oggi per la realizzazione di neppure sei chilometri d'asfalto, di denaro per espropriare gli edifici da abbattere ce ne sarebbe finché si vuole, senza svuotare le casse pubbliche .

A chi “interessa” imporre a tutti i costi la nuova strada?

Il vero scandalo”, ha aggiunto Stefano Vivi, “è che in tutto questo tempo sul tavolo dei lavori sia rimasto solo questo progetto, pensato da qualcuno che probabilmente, guardando una cartina, ha visto un'area verde dove tracciare una riga, senza domandarsi quali sarebbero stati gli effetti collaterali, e senza che nessuno alzasse la mano per dire: guardate che basterebbe raddoppiare la vecchia Statale come previsto a metà degli anni 60, guardate che tutto il terreno ai lati è già di proprietà della Provincia, che così i costi sarebbero drasticamente ridotti”. Considerazioni di una logica e di un buon senso inconfutabili che rischiano di far sorgere spontanea una domanda: a chi “interessa” imporre la nuova superstrada e perché? A pensar male forse ci si azzecca?”.

Anche i possibili “nodi” lungo il vecchio tracciato possono essere sciolti facilmente

Domanda che sorge ancora più spontanea pensando che esiste una soluzione semplice ed economica anche ai nodi che potrebbero intralciare il percorso del raddoppio della vecchia statale. “Nodi che oggi comunque esistono e che sono rappresentati dalla prima e dalla seconda rotonda, quella famosa per la statua di Arlecchino, tanto per intenderci, che minacciano di creare ingorghi, oltre che della “Ventolosa, dove ci sono i ponti che portano a Sedrina. Ma nel primo caso basterebbe scavare semplicemente due sottopassi e, nel terzo costruire un nuovo viadotto. Tre nodi come si vede facilissimi da sciogliere”. Almeno per chi, come hanno commentato in molti nella platea stragremita - con diverse persone costrette a rimanere fuori dalla sala per il tutto esaurito - “ha in mente la difesa ambientale e non chissà altri “progetti” a cui è fin troppo facile pensare quanto in palio ci sono montagne di denaro”.

Che coerenza c'è nel dire difendiamo la natura e poi stare zitti di fronte alla sua devastazione?

Già, persone che hanno in mente soprattutto il “bene di tutti”, la difesa di un'area naturale che è patrimonio di ognuno e che va difesa pensando ai propri figli: come Francesca Bertoli, che al mondo da lasciare alle nuove generazioni pensa sia come mamma sia come insegnante e che nei mesi scorsi ha scritto una lettera indirizzata al sindaco di Bergamo, Elena Carnevali, sperando in una sua, importantissima, presa di posizione sull'argomento. Anche solo per ribadire l'importanza della coerenza, valore troppo spesso dimenticato, soprattutto in politica. Cosa ha scritto la mamma insegnante al sindaco Pd di Bergamo? Semplicemente d'essere “una delle tantissime persone che quotidianamente cercano di educare le proprie figlie al rispetto dell’ambiente e del territorio, così come al senso di comunità e partecipazione, cercando di fare la stessa cosa da insegnante perché ritengo si tratti di una priorità assoluta viste le quotidiane informazioni che ci giungono, perché ormai è necessario, obbligatorio, che qualsiasi nostro gesto vada orientato e guidato al fine di preservare e tutelare questo nostro Pianeta sempre più fragile”. Un impegno che la donna, presente all'incontro al Monastero di Astino con la speranza magari di poter incontrare proprio il sindaco del capoluogo per avere la risposta mai arrivata fino a oggi per posta, ha “ condiviso con amici, familiari e conoscenti proprio in merito al progetto della variante della SS 470 nel tratto Paladina – Sedrina”, spendendosi per raccontare “ai troppi che ancora non sanno, che distruggerà la valle del Giongo, la piana agricola di Sombreno e quella di Almè, tutti luoghi di cui migliaia di bergamaschi godono nel tempo libero per rigenerare il corpo e l’anima, respirando aria sana nel verde del nostro territorio”. E sottolineando, da brava insegnante, che “già Stendhal nell’800 aveva definito nei suoi diari i dintorni di Bergamo come il “paesaggio più bello che avesse mai visto” e che .”addirittura affermava che potete fare il giro del mondo che non trovereste nulla di più bello. Spiegare a figli e studenti che gli enti pubblici da un lato pongono vincoli per tutelare il paesaggio e, al contempo, sono i primi a non rispettarli, mi riesce molto difficile. Come possiamo crescere dei buoni cittadini, che abbiano riguardo del bene comune, in un paese in cui le Amministrazioni ignorano i vincoli del Parco dei Colli con un progetto estremamente oneroso e invasivo?”, è l'amara conclusione della lettera . Senza dimenticare un aspetto che, con la coerenza – della politica in primis- fa letteralmente a pugni: “Leggendo l’inserto di aprile de “l’Eco di Bergamo” dedicato all’ecologia, ho visto due interessanti pagine incentrate sull’ampliamento del Parco dei Colli dove, con soddisfazione, il mondo politico bergamasco annunciava ai cittadini l’allargamento dei confini del Parco al fine di salvaguardare nuove aree verdi.   Ci domandiamo, insieme al Comitato “Salviamo il Parco dei Colli” di cui faccio parte, a cosa serva pubblicizzare tale ampliamento, se, parallelamente, parte di esso verrà devastato…”.

Dal 2006 il costo dell'opera è passato da 90 a oltre 528 milioni di euro (più Iva)

Spendendo per di più una montagna di denaro pubblico: 528 milioni di euro, più Iva, contro i 90 milioni indicati nel 2006. Il tempo trascorrendo può fare danni inenarrabili. Soprattutto se al posto di politici lungimiranti ci si ritrova a fare i conti che altri che non riescono a vedere oltre il proprio naso, neppure quando la soluzione, alternativa, è lì sotto gli occhi di tutti. Da oltre 60 anni....

 

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