Si scrive Scanzorosciate, si legge Moscato di Scanzo Docg. Un legame inscindibile tra il territorio di un unico Comune e il particolarissimo vitigno autoctono che vi dimora dalla notte dei tempi perché solo su quelle splendide colline può dare il meglio di sé. Ad appena sette chilometri da Bergamo, Scanzorosciate si adagia sulle prime colline che segnano il confine naturale tra la Pianura Padana e le Prealpi orobiche. Un territorio caratterizzato da un dolce susseguirsi di dossi e avvallamenti, ricoperti da appezzamenti di natura rigogliosa che si ritagliano il poco spazio lasciato libero dai preziosi vigneti. Un polmone verde dall’elevato spessore naturalistico e paesaggistico che, con i suoi cascinali isolati, i filari di cipressi, il silenzio e la felice esposizione alla luce del sole, richiama subito alla mente gli angoli più belli della Toscana. E se molti vini di origine toscana sono apprezzati in tutto il mondo e molto spesso raggiungono le vette delle classifiche dedicate, non pare azzardato sostenere che anche per il Moscato di Scanzo si prospetti tale nobile destino. I segnali della rinascita hanno cominciato a manifestarsi a partire dal 2009, anno in cui all’antica tradizione produttiva di questo vino è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, la prima Docg di Bergamo, quinta in Lombardia e la più piccola d’Italia per estensione della coltivazione. Dopo la guerra aveva rischiato di scomparire Un premio arrivato dopo anni bui per questo vino, compreso il rischio di estinzione che si profilava a partire dal secondo dopoguerra. Effettivamente, […]
Moscato di Scanzo, il vino talmente prezioso
da essere scelto come dono perfino per re e zar