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Mtb Ghisalba, nel parco è tutto un altro pedalare

Mtb Ghisalba, nel parco è tutto un altro pedalare

Se dovesse essere stilata una classifica delle associazioni ciclistiche che hanno “percorso più strada”, probabilmente la Mtb Ghisalba salirebbe sul podio. Già, perché la sua “partenza” risale addirittura al 1959, su iniziativa di alcuni ragazzi del paese decisi a creare un gruppo di appassionati di due ruote. Biciclette, all’epoca, da strada, sostituite dalle nuove mountain bike negli anni 2000, quando Pietro Ravelli, fondatore ed ex presidente, ha avuto l’intuizione di “aggiornare” l’attività della società, per stare al passo con i tempi. Scelta destinata a rivelarsi vincente, considerato che dalle prime pedalate con protagonisti una decina di ragazzini si è passati alla realizzazione di una propria pista di allenamento, con i numeri degli iscritti in continuo aumento anno dopo anno, fino a tagliare il “traguardo” più importante: la convenzione con il Comune di Ghisalba e il Parco del Serio, nel 2012, grazie alla quale è stato possibile realizzare, su un’ area lungo il fiume Serio data in concessione, il “bike park” destinato a far compiere “un’impennata” alla crescita dell’associazione.

Un libro su di te, per raccontarti in modo divertente

Un libro su di te, per raccontarti in modo divertente

Ci sono libri da leggere. E altri da scrivere. Per raccontarsi. Magari in modo ironico e divertente, facendo sorridere familiari, amici, conoscenti. Un minilibro di cui ognuno può essere il protagonista. Fin dalla copertina, magari con una vignetta che ci ritrae.  O, se si preferisce, con toni più “seriosi”, in una veste più professionale. Una soluzione, quest’ultima, che si propone come una nuova alternativa per raccontare non solo se stessi ma anche la propria attività. Un piccolo libro (con foliazione a 12, 24, 36 o 48 pagine, stampato in digitale) dove mostrare  diversi “volti” di se stessi destinato a rappresentare una nuova idea per celebrare un evento o magari semplicemente il proprio compleanno, regalando il volume (“firmato” dal protagonista ma scritto ovviamente da un “copy”, e stampabile in digitale anche in poche decine di copie).  Info 0348 8190811

Pagazzano, la fortezza che offrì rifugio a Petrarca

Pagazzano, la fortezza che offrì rifugio a Petrarca

Cosa può accomunare un paese della bassa pianura bergamasca, teatro di violenti scontri tra le fazioni più disparate dal Medioevo al ‘700, e il grande poeta toscano Francesco Petrarca che ha condiviso con generazioni di studenti il proprio amore per Laura? Un castello. Ovviamente non un castello qualunque, ma lo splendido maniero di Pagazzano, appartenuto per secoli alla potente famiglia dei Visconti, duchi di Milano, che ha superato il trascorrere del tempo in modo egregio, tanto da presentarsi ai nostri occhi come la fortezza che abbiamo sempre sognato da bambini con le torri, il fossato pieno d’acqua e il ponte levatoio. Al Castello di Pagazzano sono ancora ben visibili e molto ben conservate tutte le caratteristiche della tipica fortezza militare. Le mura sono imponenti, i ponti levatoi ancora funzionanti Già a un primo sguardo dall’esterno, non si può non rimanere impressionati di fronte all’imponenza delle mura in laterizio, ai due ponti levatoi ancora perfettamente funzionanti, alle merlature a coda di rondine (coperte da tettoie di tegole al termine del conflitto tra guelfi e ghibellini per “mascherare” l’antico schieramento a favore dell’imperatore), alle torri quadrate, compresa la più alta, quella di vedetta, e al Mastio. E nel fossato c’è ancora l’acqua, difesa naturale contro gli invasori Un elemento molto interessante è il fossato difensivo che si presenta ancora colmo d’acqua, unico nella bergamasca. Situato in una zona di confine tra le province di Bergamo, Milano e Cremona, venne edificato nel Medioevo con funzioni difensive per ospitare guarnigioni di soldati, con il loro comandante (il […]

Vilminore di Scalve, il bosco “concentrato”

Vilminore di Scalve, il bosco “concentrato”

Tutus in silvis, ovvero, tradotto dal latino, sicuro nelle selve. È questo il motto della Valle di Scalve e ci fa capire il valore che aveva il bosco per gli scalvini nei secoli passati, Il bosco era la “ricchezza” della Valle di Scalve, le foreste scalvine davano legname da costruzione, legna da ardere e soprattutto il carbone per fondere il minerale (siderite) estratto dalle miniere locali. Per far riscoprire l’importanza (oltre che la bellezza) del bosco, a rispettarlo e tutelarlo, è sorto l’Arboreto alpino Gleno di Vilminore di Scalve, un’area privata sulla quale sono state piantumate le principali specie arboree della Valle di Scalve. Un centinaio di piante (dai i rododendri agli abeti, agli ontani e ai faggi, agli aceri, alle rose selvatiche e a tutte le altre specie che coprono i boschi della valle dai 600 ai 1800 metri di quota) nate e cresciute grazie all’impegno di Pier Giorgio Capitanio e di Manfredo Bendotti nel nuovo spazio espositivo che ospita le schede descrittive di ogni specie botanica. Un “museo naturale vivente” aperto da maggio a ottobre ai visitatori (in particolare alle scolaresche) che possono richiedere una visita guidata ed essere così accompagnati da personale che ha conseguito una qualifica a livello regionale di operatore di animazione didattica. L’area dispone di una zona barbeque e picnic per consumare il pranzo al sacco in un luogo accogliente e rilassante, di un chiosco bar e tavola fredda dove degustare i salumi e i formaggi della Valle di Scalve, ma anche di un’area attrezzata […]

Formaggio di Branzi, il più amato dagli chef

Formaggio di Branzi, il più amato dagli chef

Enrico Cerea, figlio di Vittorio e oggi uno dei più rinomati chef italiani, nel suo Relais da Vittorio, a Brusaporto, l’ha proposto con polenta di castagne, tuorlo d’uovo e crostini al burro di nocciola. Fabrizio Ferrari, del Roof Garden Restaurant, paradiso del palato posto, non a caso, in vetta all’hotel San Marco, ne ha fatto una spuma e degli sciatt (delle frittelle tipiche della valtellina) da abbinare a un budino di cardo crudo. Chicco Coria, campione dei fornelli dell’Antico Ristorante del Moro, l’ha scelto invece per creare delle irresistibili cialde di formai de mut al tartufo. Cinque grandi cuochi l’hanno scelto per creare nuove ricette Ma c’è anche chi, come Ezio Gritti, dell’Osteria di via Solata, in Città Alta, ne ha fatto quasi n dolce, abbinando il Branzi FTB fresco e invecchiato con fichi, salsa al caffè e vaniglia. O, ancora, chi, come Francesco Gotti, chef del ristorate Bobadilla Feeling club di Dalmine, ci ha fatto un tiramisù dell’alpeggio bergamasco, con biscotti di farina saracena e patè d’olive. Modi diversissimi ideati da grandi chef per portare in tavola un prodotto, il Formaggio di Branzi, che milioni di buongustai apprezzano ogni giorno più semplicemente così com’è: nella “versione” fresco o stagionato, prodotto esattamente come oltre mezzo secolo fa quando, nel 1953, Giacomo Midali, casaro di Branzi, fondò la Latteria Sociale, riunendo molti piccoli produttori dalle cui “coldere” uscirono le prime forme di quel particolare formaggio che i soci denominarono Branzi. Il sapore delicato del Branzi fresco invecchiando diventa più deciso Un […]

San Paolo d’Argon, il mistero del tesoro sepolto

San Paolo d’Argon, il mistero del tesoro sepolto

Impossibile descrivere l’espressione di sorpresa che il referente della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Bergamo e Brescia assunse quando, durante una visita guidata alla chiesa parrocchiale di San Paolo d’Argon, si imbatté nel “Martirio di San Giovanni evangelista” di Giuseppe Maria Crespi. La sorpresa si fece incredulità mista a orgoglio quando la guida descrisse le altre tre preziose tele, conservate nell’edificio ecclesiastico, sempre opera del grande artista del Settecento. Le tele di Crespi vengono prestate ai musei di New York, Londra… Il fatto che una chiesa parrocchiale custodisca ben quattro rare tele di uno degli artisti considerati tra i maggiori esponenti del tardo barocco risulta alquanto sorprendente e straordinario. Basti pensare che dipinti del Crespi (detto Lo Spagnolo per la foggia degli abiti che era solito indossare in gioventù) fanno bella mostra di sé in collezioni private e musei pubblici di città come New York, Washington, Chicago, Birmingham, Londra, Dublino, Bruxelles, Dresda, Vienna, Leningrado, Mosca, Firenze, Napoli, Roma, Bologna e tante altre importanti località. Non è raro, quindi, che durante l’anno le tele si allontanino, a turno, da San Paolo d’Argon e raggiungano i luoghi più disparati del pianeta per arricchire mostre temporanee e particolari eventi, lasciando sulla parete della loro nicchia, rimasta vuota e grigia, un biglietto con le parole “Opera temporaneamente prestata a …”, una sorta di “torno subito” rivolto ai parrocchiani. Fedeli fortunati, i sampaolesi, che da secoli possono pregare in un luogo splendido, caratterizzato non solo dalla presenza di numerosi capolavori su tela ma […]

Museo del tessile, un fantastico intreccio di storie

Museo del tessile, un fantastico intreccio di storie

Da una parte il fascino emanato dall’architettura industriale di un opificio degli anni 60; dall’altro i telai e gli altri strumenti di lavoro capaci di far rivivere le fasi principali del ciclo di produzione del tessuto (dalla lavorazione delle fibre alla cardatura, alla tessitura, al finissaggio e all’abbellimento dei tessuti), ma anche le piante per uso tessile coltivate nel giardino botanico, come lino, bamboo e cotone, per  ricavarne i filati, o  guado, ginestra, fiori di tagete per estrarne i coloranti naturali. Elementi che, come altrettanti “fili”, sembrano intrecciarsi nel Museo del tessile Martinelli Ginetto di Leffe, una delle capitali della tradizione manifatturiera, “tessendo “una storia capace di catturare l’attenzione dei visitatori.  Migliaia di persone che, ogni anno, approdano nel centro considerato la porta d’accesso alle Cinque Terre della Valgandino (oltre a Leffe, Gandino, Peia, Casnigo e Cazzano) per scoprire i segreti dell’antica lavorazione, di una tradizione che si è tramandata di generazione in generazione. Segreti custoditi per esempio dal grande torcitoio della seta, del diametro di quattro metri e mezzo, con la ruota del mulino in legno dal diametro di oltre 3 metri che veniva mossa dall’acqua; dalla grande garzatrice che formava il pelo sulle coperte, mossa da una trasmissione centralizzata a soffitto di inizio 1800; dalla macchina per le frange, capace di lasciare a bocca aperta una volta scoperto il meccanismo che la faceva funzionare. O, ancora, dalla macchina  da ricamo e da quella dei merletti, fino alle imponenti carde, agli arcolai, alla macchina ad alette del 1700, agli strumenti […]

Terme S. Pellegrino, l’eleganza del benessere

Terme S. Pellegrino, l’eleganza del benessere

Fino a non molti anni fa sembrava solo un sogno, uno dei tanti progetti destinati a rimanere l’ennesimo, straordinario, esercizio di architettura creativa realizzato sulla spinta propositiva dell’Expo. Lo stupore per la qualità e il fascino delle idee tratteggiate a china, invece, è stato, e questa è la vera sorpresa, inferiore a quello suscitato dall’effettiva realizzazione di questa piccola meraviglia bergamasca. Le terme di San Pellegrino, insomma, dopo tante promesse, tante risorse messe in campo, tanto lavoro e tantissime aspettative, sono diventate una splendida realtà di successo, testimoniato fin da subito dagli oltre 10mila ingressi mensili fatti registrare nei suoi primi 12 mesi di vita. Oltre centomila ospiti entusiasti sono il miglior biglietto da visita Numeri che rappresentano un importantissimo segnale di svolta per l’economia della valle Brembana e un rassicurante viatico sulla strada che porta alla consacrazione di San Pellegrino, luogo semplicemente ideale per realizzare una struttura termale. Una tappa obbligata per una giornata di relax dopo una settimana bianca Come del resto ben sapeva chi, del periodo della Belle Epoque, ne aveva fatto una delle capitali europee del benessere. Il luogo ideale per immergersi nel relax e nel benessere, dove risposarsi magari regalandosi una giornata termale dopo una vacanza sulle nevi di Foppolo, Carona o San Simone, stazioni sciistiche raggiungibili passando proprio da San Pellegrino. Le antiche proprietà curative dell’acqua abbinante ai servizi più moderni Una struttura in perfetto equilibrio fra passato e futuro, con i benefici antichi delle acque della sorgente e tutti i più moderni servizi […]

Museo del tessile, un fantastico intreccio di storie

Museo del tessile, un fantastico intreccio di storie

Da una parte il fascino emanato dall’architettura industriale di un opificio degli anni 60; dall’altro i telai e gli altri strumenti di lavoro capaci di far rivivere le fasi principali del ciclo di produzione del tessuto (dalla lavorazione delle fibre alla cardatura, alla tessitura, al finissaggio e all’abbellimento dei tessuti), ma anche le piante per uso tessile coltivate nel giardino botanico, come lino, bamboo e cotone, per  ricavarne i filati, o  guado, ginestra, fiori di tagete per estrarne i coloranti naturali. Elementi che, come altrettanti “fili”, sembrano intrecciarsi nel Museo del tessile Martinelli Ginetto di Leffe, una delle capitali della tradizione manifatturiera, “tessendo “una storia capace di catturare l’attenzione dei visitatori.  Migliaia di persone che, ogni anno, approdano nel centro considerato la porta d’accesso alle Cinque Terre della Valgandino (oltre a Leffe, Gandino, Peia, Casnigo e Cazzano) per scoprire i segreti dell’antica lavorazione, di una tradizione che si è tramandata di generazione in generazione. Segreti custoditi per esempio dal grande torcitoio della seta, del diametro di quattro metri e mezzo, con la ruota del mulino in legno dal diametro di oltre 3 metri che veniva mossa dall’acqua; dalla grande garzatrice che formava il pelo sulle coperte, mossa da una trasmissione centralizzata a soffitto di inizio 1800; dalla macchina per le frange, capace di lasciare a bocca aperta una volta scoperto il meccanismo che la faceva funzionare. O, ancora, dalla macchina  da ricamo e da quella dei merletti, fino alle imponenti carde, agli arcolai, alla macchina ad alette del 1700, agli strumenti […]

Crespi, la fabbrica che ha costruito un villaggio

Crespi, la fabbrica che ha costruito un villaggio

  “Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”. Quando, in uno dei suoi scritti più noti, il filosofo Voltaire sostenne questo pensiero dalla forte caratterizzazione illuministica (Candido o l’ottimismo, 1759) poteva solo ignorarne il grande eco che avrebbe avuto nella sua Francia e nel resto d’Europa. Tali parole contribuirono ad alimentare, anche durante l’Ottocento, il sogno di alcuni grandi imprenditori di tutelare e rendere gradevole la vita dei propri operai dentro e fuori la fabbrica, cercando di colmare i ritardi della legislazione sociale dello Stato. La visione, per così dire, filantropica si esemplificò nei cosiddetti villaggi industriali, autentici modelli di città ideale, in cui il datore di lavoro provvedeva a fornire a tutti i suoi dipendenti non solo un’abitazione più che dignitosa ma anche i servizi necessari alla vita della comunità: chiesa, scuola, ospedale, dopolavoro, teatro, bagni pubblici … Oltre alle case ospitava chiesa, scuola, ospedale, dopolavoro, teatro, bagni pubblici … Questa smisurata fiducia nel progresso, nel lavoro e nell’industria influenzò anche Cristoforo Benigno Crespi, figlio di un tintore di Busto Arsizio, che scelse l’area corrispondente all’estrema punta meridionale dell’Isola Bergamasca (porzione della provincia di Bergamo racchiusa fra i fiumi Adda e Brembo, oggi all’interno del territorio del comune di Capriate San Gervasio) per dar finalmente vita al suo sogno di produrre filati preziosi a livello industriale. Il progetto risultò, ai tempi, decisamente ambizioso non solo per le dimensioni e l’innovazione tecnologica necessarie ma anche, e soprattutto, per l’anelito verso il bello, verso […]

VIA che VAI<br>SORPRESE che TROVI

Passeggiando alla scoperta di Bergamo e di nuove opportunità per fare shopping, trovare servizi….

Girando alla scoperta della provincia di Bergamo potresti fermarti per una sosta ed entrare….

Bergamo com'era?

Ci sono molti modi per raccontare una città, per far conoscere la sua anima, la sua evoluzione e i segreti celati dietro ogni angolo. Uno dei più potenti è farlo attraverso l'immagine, uno scatto capace di fermare il tempo e ricordare luoghi, monumenti e veicoli. Con questa rubrica "Bergamo d'Epoca: Angoli Nascosti e Memorie Trasformate", proponiamo una collezione di scatti storici: vi riporteremo tra i binari dei vecchi tram, in frazioni diventate quartieri, davanti ad edifici scomparsi e in prati diventati città. È un viaggio emozionante per riscoprire il volto più intimo e a volte sbiadito di luohi dimenticati di Bergamo.

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Ex Monastero di Astino

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Raccontatevi in un video

Ci sono molti modi per raccontarsi, per far conoscere la propria attività, la propria offerta, commerciale o professionale, ma anche la propria storia, la propria esperienza, la propria professionalità, la propria passione. Uno di questi modi è farlo attraverso un video capace di moltiplicare esponenzialmente la visibilità di ogni attività anche grazie all'utilizzo dei social network…

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Per migliorare la vita di tutti

Questo spazio è dedicato a chiunque voglia suggerire agli amministratori possibili iniziative per migliorare la vita di tutti i cittadini

A chi, bollette alla mano,
dimostra che ha bruciato, illuminato e quindi inquinato meno

Su un sito dedicato al mondo del mattone, dal nome decisamente simpatico, casavuoisapere.it, un signore che si chiama Vincenzo Vecchio e che da sempre si occupa di case (scrivendone su Il Sole 24 Ore)

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Professionisti

Scegliere a quale professionista (dall'artigiano, come può essere un elettricista, un idraulico o un falegname all'avvocato, al commercialista ma anche al medico....) affidarsi per un lavoro in casa o in ufficio, una pratica complicata, o magari per un problema serio di salute, non è sempre facile. Il madeinbergamo ha deciso di aiutare i propri lettori selezionando, sulla base di un'esperienza personale e dunque i una conoscenza “diretta” o, su segnalazione di operatori del settore, alcuni nominativi.

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Fabbri, falegnami, vetrai, imbianchini, idraulici, elettricisti, parquettisti e piastrellisti, installatori e manutentori d’impianti di riscaldamento o raffrescamento, impianti antifurto o domotici, antennisti, professionisti nel trattamento di cotto, parquet e marmo, nelle disinfestazioni, del giardinaggi… Chi cerca un artigiano per eseguire lavori in casa, in ufficio, in negozio qui può trovare un’ampia offerta…

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