Diceva Pablo Picasso che ci sono artisti che dipingono il sole come una macchia gialla, ma ce ne sono altri che, grazie alla loro arte e intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole. Una frase che calza a pennello per Francesco Parimbelli, 61 anni, pittore allievo di Mario Donizetti, così come del resto un’altra celebre citazione del pittore  e scultore spagnolo: “La pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto”. Perché è proprio dipingendo (o meglio, disegnando a matita e carboncino)  prima con l’anima e il cuore e poi con la mente e con la mano che Francesco Parimbelli trasforma ogni sua opera in un’emozione. Emozioni profonde, capaci di venire a galla magari attraverso gli scheletri di imbarcazioni come quelli che l’artista bergamasco ha esposto al Museo Bernareggi di  Bergamo nella mostra “Dalle acque profonde” e che hanno fatto scrivere a don Giuliano Zanchi, curatore della mostra e segretario generale della Fondazione Bernareggi , come “l’’oggetto sia solo il punto di partenza di un meticoloso lavoro di scavo, estetico e simbolico, che diviene nella sua insistenza simile alla meditazione, fino a creare altro da sé. Francesco Parimbelli, benché dotato di una perizia grafica che fa di lui un disegnatore di altissimo livello, non ha nessuna voglia di stupire con le arti magiche della perfetta verosimiglianza, non ha bisogno di suscitare l’ingenuo stupore delle cose che sembrano vere: il suo è un lavoro […]