Correva l’anno 1950, anzi no, era prima della guerra, facciamo 1930 e rotti. Tempi duri, ma anche uomini duri, come i ragazzotti che provano a divertirsi giocando a passarsi la palla ovale, con le mani rigorosamente all’indietro, con i piedi anche in avanti, ma meglio non esagerare troppo perché non sai mai quell’uovo dove va a finire. Lo ha imparato qualcuno a Milano, all’università, e poi è venuto a raccontarlo sotto le Mura. Ma occorre fare i conti con la guerra prima di ripartire, e allora sì, va bene il 1950, che è l’anno in cui si parla finalmente di Rugby Bergamo. Anime in pena, ma l’entusiasmo e la voglia di far baldoria non manca mai, in un sempiterno pellegrinaggio fra i campi di città ed hinterland, e alle volte anche qualche chilometro più in là. Negli anni ’70 si concretizza la Serie C in modo stabile, e quando si scende in D si risale immediatamente, col titolo italiano di categoria (1977) il che non è poco in una città dove l’Atalanta ha monopolizzato da sempre l’attenzione dei tifosi, lasciando brevi sipari di Serie A al solo basket negli anni ’80 Negli stessi anni arriverà anche la Serie B, dapprima in un saliscendi dalla C, poi in modo sicuro, al punto da meritarsi nel 1990 addirittura la Serie A/2, i cui giocano i club dal 13° al 24° posto del ranking nazionale, e da cui si può anche prendere la strada per lo scudetto. Chi l’ha scoperto a sei anni non l’ha più abbandonato Purtroppo non si riesce a evitare la retrocessione in Serie B, ma le partite sono giocate tutte in modo gagliardo e ci scappa pure qualche bella vittoria in un’annata comunque memorabile. Sono gli anni in cui il giallo e il rosso, colori bergamaschi per antonomasia, si strutturano nella maglia a quattro scacchi, o per dirla giusta “a ottavi”, maglia che nell’immaginario collettivo resterà a chiunque ama questa squadra. Arrivano poi puntuali i tempi grami, e dalle vette si ridiscende in pianura: dopo qualche ulteriore difficile stagione in B è ancora tempo di tanta C, di promozioni sfiorate e di playoff perduti all’ultimo tocco. Ma anno dopo anno non ci si può non accorgere di un movimento di base e di schiere di bambini che si attaccano al rugby fin dai 6 anni per non mollarlo più. “Scuola di vita” è la scritta, saggia e orgogliosa, che campeggia in Club house, e che spinge sempre più genitori a proporre ai figli un’alternativa ad altri sport di ben maggiore visibilità, locale e nazionale. Solidali coi compagni, rispettosi dell’avversario e amici come mai nel terzo tempo Si impara a giocare uno sport dove la componente ludica è evidente e preponderante rispetto ad altri sport, ma al tempo stesso si impara a vivere in gruppo, a dare e ricevere aiuto, frequentando la solidarietà con i compagni e il rispetto per l’avversario, mai disgiunto dall’agonismo, ma neppure dall’amicizia, che trova nel mitico terzo tempo il suo rituale. Rugby Bergamo sempre più […]
Rugby Bergamo, insegna a dare e ricevere aiuto