“Mi fanno impazzire i libri che quando hai finito di leggerli vorresti che l’autore fosse il tuo migliore amico, per telefonargli ogni volta”. La frase pronunciata da Jerome David Salinger, l’autore de “Il Giovane Holden”, si presta per raccontare la storia di Arvit Moretti, scrittore bergamasco autore del romanzo “Hubert der Wolf”, opera prima capace di imporsi immediatamente all’attenzione generale, scalando in men che non si dica le classifiche delle vendite nella categoria romanzi storici. Perché nell’affermazione di Salinger si parla di libri che fanno impazzire, del migliore amico, di telefonate. E perché la storia di Arvit Moretti scrittore ha per protagonisti proprio un libro da impazzire (che lui aveva scritto solamente per “il piacere di scrivere, attività che mi ha affascinato da sempre”); il migliore amico (che a sua insaputa ha inviato quel manoscritto a un’importante casa editrice); le telefonate: quella dell’amico stesso, pronto a ribadirgli, ogni chiamata, che quel testo meritava di essere pubblicato perché la sua lettura “faceva letteralmente impazzire”, ma soprattutto quella, giunta del tutto inaspettata, di una responsabile della casa editrice per comunicargli che “l’amministratore delegato l’avrebbe richiamato a breve. Perché il suo manoscritto era piaciuto moltissimo”. Una storia che oggi Arvit Moretti (un passato remoto da “bimbo giramondo, con il padre sempre pronto a fare le valige per spostarsi anche di migliaia di chilometri per seguire la propria attività; un passato più prossimo da imprenditore-inventore di sistemi tecnologici nel campo delle gelaterie, con oltre 500 locali realizzati per lo più nel continente europeo, e […]
Arvit Moretti, lo scrittore con una storia da favola