L’autismo non nasce oggi e non nasce a Bergamo. A Bergamo ce lo siamo ritrovato senza neanche accorgerci, lentamente, un caso alla volta, come un fiume carsico che andava via via affiorando in tutte le direzioni (ormai, in Italia, si parla di un caso su cento). Così, del resto, in tutto il mondo. Per molti secoli la sindrome non era ufficialmente conosciuta e riconosciuta, anche se risulta col senno di poi che sia antica come il mondo. Soltanto nella seconda metà del Novecento la scienza è riuscita a isolare l’autismo dalle generiche patologie psichiatriche, riconoscendo la sua specificità e la sua complessità. E’ cominciata così la lunga corsa contro gli spettri dell’isolamento, una corsa che non porterà mai a una “guarigione” totale, ma che certamente potrà rendere migliore la vita degli autistici, anche grazie a un diverso modo di vederli e di considerarli nel mondo esterno. Nel 1995, un gruppo di insegnanti e genitori bergamaschi, rendendosi conto della mancanza di conoscenze sull’autismo, e di conseguenza della difficoltà ad aiutare bambini e ragazzi con queste difficoltà, a casa e a scuola, decide di avviare un percorso di studio e ricerca, con il supporto dell’Ufficio scolastico provinciale, nella persona valorosa della dottoressa Mariacarla Marchesi. Il fortunato incontro con Theo Peeters, professore dell’Opleindings Centrum di Anversa, studioso e formatore del programma Teacch già ampiamente sperimentato negli Usa, consente di individuare la scelta opportuna: un sistema educativo che bene si addice alle competenze e ai ruoli di insegnanti, educatori e genitori, senza sovrapporsi – tanto […]
CasAutismo, l’aiuto contro la malattia abita qui