“L’architetto d’oggi, l’architetto universitario, impari da tutti gli artigiani: impari dal falegname, dal fabbro, da tutti gli artigiani. È bellissimo”. Chissà quanti laureati in architettura hanno fatto proprio l’invito rivolto loro da un “collega” famosissimo, Gio Ponti, che in “Amate l’architettura” ha sottolineato quanto sia importante “imparare le cose fatte con le mani”? Per gli architetti, magari neolaureati, desiderosi di seguire il preziosissimo consiglio, passando dalle fredde aule del politecnico per entrare nella calda atmosfera di una “bottega” artigianale, ecco un possibile nome di un “insegnante”, di un artigiano a cui chiedere si “salire in cattedra” per spiegare nel modo più semplice, come è nelle abitudini di un “semplice” artigiano, svolgendo semplicemente il suo lavoro quotidiano, la straordinaria bellezza del creare oggetti d’arredo con le proprie mani, la propria fantasia sempre abbinando alla bellezza la praticità. Rispettando antiche tradizioni trasmesse di generazione in generazione. Molti architetti dovrebbero guardarlo creare con le proprie mani Il nome è quello di Luigi Romelli e per vederlo al lavoro occorre salire fra le montagne della Valle Seriana, in provincia di Bergamo, fino a raggiungere la valle di Scalve dove, a Vilminore, frazione Meto, ha aperto la sua attività. Una bottega dai due volti, visto che Luigi Romelli, faccia da eterno ragazzino sognatore e mani capaci di trasformare qualsiasi sogno in realtà, è sia falegname sia fabbro. Un artigiano che nella minuscola frazione di Vilminore, dove le case di pietra e legno si contano sulle dita delle mani, disegna e realizza bellissime balconate in legno […]
Romelli, il legno e il ferro che arredano