I mille volti di Bergamo, fra castelli, chiese, musei…

Viaggiare nella storia, nell’architettura, nell’arte: per farlo basta varcare l’ingresso dei castelli di Solza, Pumenengo, Pagazzano, Martinengo, Malpaga, Romano di Lombardia, o della Rocca di Urgnano. Oppure "navigare" fra le stanze dell’accademia Tadini, che si specchia sul lago a Lovere, entrare nel Palazzo dell’orologio o nella casa con affrescata la Danza macabra a Clusone, circondati dalla maestosa bellezza delle Prealpi orobiche… La provincia di Bergamo offre una montagna di proposte per un percorso turistico lungo qualche giuorno, oppure per una gita fuori porta in giornata...

Il Medioevo rivive nel castello di Solza, dove nacque il signore dei condottieri

La zona a sud della provincia di Bergamo, la parte più esposta, nel Medioevo, alle brutalità della violenza di eserciti di passaggio e non solo, è disseminata di fortezze dal fascino antico. A partire dal castello di Solza, luogo di nascita di Bartolomeo Colleoni. Un castello dalle dimensioni contenute e dal modesto impianto trecentesco che, comunque, vale la pena di visitare anche solo per avere dato i natali a uno dei più grandi condottieri di sempre. Il castello si sviluppa su una pianta quadrilatera ed è stato costruito su un falsopiano che si affaccia all’alveo dell’Adda, circondato, ma indipendente, dal borgo. Il complesso è composto dai resti di una torre e di una cinta muraria, che racchiude una corte. Sulla cinta muraria si intravedono i resti dei merli, realizzati successivamente al primo impianto e poi sacrificati ad esigenze residenziali.

Tre torri anziché quattro rendono inconfondibile il castello di Pumenengo

Lungo quelle che sono state per secoli le terre di confine fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, spiccano i castelli di Pumemengo e Pagazzano, dove l’influenza milanese ha lasciato numerose tracce. La posizione del castello di Pumenengo, residenza della famiglia Barbò, ha influenzato la sua struttura: la costruzione si sviluppa, infatti, su una pianta trapezoidali e ha solamente tre torri, a differenza delle altre fortezze della pianura bergamasca che, invece, di torri ne hanno quattro. Della torre di nordest rimangono solo delle tracce, mentre le altre due sono ben visibili. I locali al piano terra oggi ospitano la biblioteca comunale e hanno soffitti a volta del XVII secolo, mentre i piani superiori sono stati decorati nell’Ottocento. Sulla cappella del castello sono rimaste tracce di decorazioni raffiguranti una Madonna con Bambino in trono che sembra risalire ai primi anni del XVI secolo.

Il fossato pieno d’acqua difende ancora oggi il castello di Pagazzano che ospitò Petrarca

Il castello di Pagazzano è uno dei pochi che conserva ancora il fossato originale pieno d’acqua sembra sia stato anche la dimora del poeta Francesco Petrarca. Realizzato in cotto, ha una pianta rettangolare ed è in buono stato di conservazione anche se la parte meridionale ha subito la perdita delle due torri angolari. Sul lato che dà verso nord, all’interno del maestoso torrione centrale, è situato il ponte levatoio di circa quattro metri ancora funzionante. Attorno al castello sono fiorite alcune leggende che non hanno mai trovato riscontri nella storia.

Il grande torchio per l’uva serviva anche per torturare i prigionieri?

Dalla presenza di un passaggio segreto all’utilizzo di un maestoso torchio per l’uva, ancora presente nel castello, per torturare i prigionieri e gli avversari politici. Nonostante Bartolomeo Colleoni sia nato a Solza, i suoi interessi erano indirizzati verso altre zone. Nel 1456 acquistò le rovine di un castello a Malpaga, vicino al fiume Serio, e incominciò subito a costruire un robusto fortilizio. Nel frattempo fissò la propria residenza in un castello vicino, quello di Martinengo.

Nel castello di Martinengo forse è nascosta la spada d’oro di Bartolomeo Colleoni

La leggenda vuole che una egli l'abbia lasciata nel castello di Martinengo, nascosta tra le vestigia, un’antica spada d’oro mai, ovviamente, rinvenuta. La parte più possente dell’antico maniero è la torre a pianta quadrata che la tradizione vuole innalzata proprio dal condottiero durante il suo soggiorno.

Castello di Malpaga, la fortezza inespugnabile era anche la più raffinata delle dimore

Una volta ultimata la ristrutturazione della sua residenza, il Castello di Malpaga divenne, per Bartolomeo Colleoni, un’inespugnabile fortezza, un campo di alloggio per i soldati e, anche, una magnifica residenza. Realizzato su una pianta quadrata e protetto da due cerchia di mura, era dotato di due fossati, uno dei quali ospitava le scuderie e gli alloggi dei soldati. Una volta entrati nel cortile, si è subito colpiti dai grandi dipinti posti sulle mura esterne e sotto il portico, ma il meglio è all’interno del castello. Le pareti, infatti, sono quasi interamente affrescate e costituiscono una notevole testimonianza artistica oltre che una guida sugli usi e i costumi dell’epoca. Fra gli affreschi meglio conservati spiccano quelli che celebrano la visita del re Cristiano I di Danimarca, che illustrano il corteo regale, i banchetti, i tornei e le scene di caccia e quelli della battaglia della riccardina, nei quali le scene belliche sono incredibilmente realistiche.

Gli affreschi del Romanino raccontano le visite dei sovrani e le battute di caccia

Tutti gli affreschi sono attribuiti al Romanino. Anche il vicino Castello di Cavernago fu ristrutturato dal Colleoni, ma la mancanza di una architettura militare racconta di un utilizzo prevalentemente residenziale.

Dalla torre di Palazzo Barbò gli Sforza potevano controllare chilometri di pianura

Lo stesso utilizzo pensato per Palazzo Barbò a Torre Pallavicina, una costruzione imponente del XVI secolo che contiene affreschi di Giulio e Bernardino Campi. L’imponente villa si è tuttavia sviluppata attorno a una torre più antica, la Torre di Tristano, risalente al secolo precedente. Costruita da Tristano Sforza, aveva lo scopo di permettere una più agevole sorveglianza sulle campagne circostanti e sul Naviglio.

Un tunnel segreto collegava Torre Pallavicina col castello di Soncino?

Una leggenda vuole che da una dei passaggi che partono dai sotterranei della torre si possa arrivare fino al vicino castello di Soncino. I tentativi di trovare il cunicolo, tuttavia, sono sempre risultati infruttuosi.
Anche la vicina Romano di Lombardia si è sviluppata attorno a un maniero, una costruzione modificata nelle varie epoche. La trasformazione più evidente avvenne sotto i signori di Milano e per questo la fortezza viene chiamata Rocca Viscontea.

Sulle torri della Rocca Viscontea di Romano si “leggono” le diverse fasi della costruzione

Costruita su pianta quadrilatera, con quattro torri e un cortile interno, aveva prettamente funzione militare fino a quando non divenne la dimora dei podestà veneti. Le quattro torri sono ancora intatte nella loro maestosità e mettono in evidenza le differenti epoche di costruzione. Anche l’interno del cortile, pur essendo stato rimaneggiato, mantiene interessanti vestigia medievali, come gli affreschi che caratterizzavano i muri degli spalti, sui quali è facilmente riconoscibile il Leone di San Marco rappresentato con colori vivaci.

La Rocca di Urgnano nasconde una sorpresa nel giardino pensile

Ben conservata è la Rocca di Urgnano, il classico castello a pianta quadrata con quattro torri. Costruito all’incrocio fra due importanti vie di comunicazione (la Francesca che unisce Milano a Brescia e la Cremasca che unisce Bergamo a Crema), è realizzato in cotto, come consuetudine dell’età viscontea. L’ area interna è divisa a metà: da una parte il cortile, dall’altro giardino pensile che ospita nove statue nane caricaturali, tipiche espressioni del grottesco Settecento.

Il villaggio operaio di Crespi d’Adda è patrimonio mondiale dell’umanità

Sul confine fra la provincia di Bergamo e Milano, nel Comune di Capriate San Gervasio, si trova anche l’unico esempio di archeologia industriale considerato patrimonio mondiale dell’umanità. Si tratta, infatti, di un eccezionale esempio di villaggio operaio in perfetto stato di conservazione ed esemplare dell’impostazione urbanistica. Nel 1878 Cristoforo Crespi, il fondatore del villaggio, edificò i cosiddetti “palasòcc” (palazzotti) ma fu il figlio Silvio che fece un piano per l’intero villaggio con l’intento di dare a tutti gli operai una villetta con giardino e orto e di fornire i servizi necessari, dai bagni pubblici alla scuola, dalla chiesa al campo sportivo, dal dopolavoro al piccolo ospedale. Lo schema urbanistico è semplice: lungo il fiume è situata la fabbrica con la dimora dei proprietari accanto. Le casette sono disposte su più strade parallele mentre un gruppo di ville più recenti sono state costruite per gli impiegati e per i dirigenti. All’inizio del paese si trova la chiesa e di fianco la scuola. Una giornata a Crespi d’Adda è un po’ come un giro sulla macchina del tempo, un tuffo negli usi e costumi del secolo scorso.

Dal lago d’ Iseo sorge Montisola, l’isola d’acqua dolce più grande d’Europa

A poche decine di chilometri da Bergamo si trova anche il Lago d’Iseo, un lago dai panorami incantevoli in mezzo al quale sorge Montisola, l’isola lacustre più grande d’Europa. A pochi minuti di distanza, attraverso strade dalle bellezze naturali incredibile, si arriva al Lago d’Endine, piccolo specchio d’acqua la cui bellezza può essere apprezzata anche dall’alto grazie alle antiche mulattiere che da Endine salgono sino a Ranzanico e poi a Bianzano.

Monasterolo offre un castello del 1200 e la chiesa con le opere del Fantoni

I piccoli paesi sulle rive del lago sono disseminati di chiesette ricche di opere d’arte ma anche da castelli medioevali. Da non perdere il castello duecentesco e la parrocchiale con le opere del Fantoni a Monasterolo del Castello, la chiesa romanica di Endine Gaiano, il trecentesco Castello Suardi a Bianzano e la chiesetta dei Disciplini di Solto Collina.

La Valle del Freddo è a soli 400 metri di quota ma la vegetazione sembra quella delle alpi

Dal punto di vista naturalistico, merita una visita la Valle del Freddo, un’area protetta che presenta le caratteristiche alpine nonostante sia a soli 400 metri sul livello del mare. E agli amanti della natura il Sebino, altro nome del lago, offre, lungo le sue sponde, percorsi per escursioni e mountain bike, mentre in acqua è possibile praticare la vela o la canoa, senza dimenticare la possibilità, per i meno sportivi, di navigare comodamente seduti su uno dei battelli che fanno la spola da un paese all’altro. L’offerta turistica è completata da una grande attenzione ai prodotti enogastronomici, a partire dall’olio d’oliva fino ad arrivare all’ottimo vino, visto che la Val Calepio è a due passi dal lago.

A Lovere l’Accademia Tadini ha tutto per competere con le grandi pinacoteche

I due centri nevralgici del Sebino, in provincia di Bergamo, sono Lovere e Sarnico. Lovere, ai piedi della Valle Camonica, è un luogo tutto da scoprire. Ospita l’Accademia Tadini, una galleria in grado di competere con le pinacoteche di città ben più importanti e note. Contornata da imponenti colline, offre una numerosa serie di possibilità escursionistiche tutt’altro che faticose e in grado di assicurare panorami mozzafiato sul lago e sui comprensori montuosi.

Fra Lovere e Sarnico l’orrido dei Bogn fa tuffare la montagna a picco nel lago

Il lungolago è ricco di locali e negozi. Lovere è collegata a Sarnico da un comodo e pianeggiante itinerario che offre la possibilità di ammirare lo spettacolare orrido dei Bogn, una parete rocciosa che si getta a picco nel lago. Sarnico è un paese con una lunga tradizione, un nome conosciuto in tutto il mondo grazie al legame con i grandi motoscafi. È da qui che sono partite, per stregare il mondo della nautica, le imbarcazioni griffate dall’ingegner Carlo Riva.

Da Sarnico sono salpati i leggendari motoscafi creati dal genio di Carlo Riva

La cittadina ha da sempre una vocazione turistica più votata all’ospitalità che al turismo di massa. Il risultato è stato un incremento notevole della presenza dei turisti stranieri, affascinati dall’atmosfera magica che qui si respira.

Lido Nettuno, la spiaggia dove s’incontrano i bagnanti provenienti da tutta Europa

Le attrazioni più importanti sono i lidi che si affacciano sul lago, straordinarie aree verdi dalle dimensioni notevoli a disposizione di cittadini, turisti e visitatori fuori porta: il più grande è il Lido Nettuno di via Predore, con i suoi 40mila metri quadri presi d’assalto, durante la bella stagione, da migliaia di persone. Da visitare anche il Lido Fontanì, un parco di 8.000 metri quadri che ospita la chiesetta Stella Maris, un vero e proprio gioiello sul lago, il Lido Fosio e il Lido Cadè, da poco divenuto la nuova sede per tutti gli sportivi desiderosi di provare il kajak e anche il naecc, l’imbarcazione tradizionale dei pescatori del Sebino.

Valcalepio, la valle dei vini vi invita a scoprire ben 78 cantine

Lungo la direttrice che collega Sarnico a Bergamo, si snoda la Valcalepio, terre dove clima e terroir favoriscono la produzione vitivinicola. Il Consorzio Tutela Valcalepio, nato nel 1976 dopo il riconoscimento della Doc, riunisce 87 cantine che costituiscono la quasi totalità delle cantine produttrici del Valcalepio Doc.

Il Moscato passito di Scanzorosciate è diventato un must in tutto il mondo

Per gli amanti del vino, un tour delle cantine della Valcalepio alla scoperta degli aromi del Cabernet e del Merlot, dello Chardonnay e del Pinot Bianco o del Moscato passito, che a Scanzorosciate trova la sua espressione più alta, è un’esperienza da vivere.

I sentieri delle Orobie offrono camminate in montagna indimenticabili

Chi ama la natura non può perdere l’occasione per cimentarsi in una camminata sui sentieri delle Prealpi Orobiche che circondano Bergamo, ricchi di straordinari paesaggi, di panorami incantevoli e anche di numerosi rifugi dove riposare. Dai più elevati, come quello del Brunone in Valseriana (2295 metri) e il Nani Tagliaferri in Valle di Scalve (2328), per raggiungere i quali occorre una preparazione fisica adeguata, a quelli più agevoli, come l’Alpe Corte, a 1410 metri sul livello del mare. La notevole quantità di rifugi ha favorito la realizzazione di due sentieri, i sentieri delle Orobie, che costituiscono un’attrazione di eccezionale rilevanza chi ama la montagna. Si tratta di due percorsi di otto e sette tappe che possono venire percorse anche parzialmente. Il Sentiero delle Orobie classico parte da Valcanale e si snoda per 80 chilometri fino al Rifugio Curò sopra Valbondione e poi raggiunge Albani e Presolana. Il Sentiero Occidentale parte da Cassiglio in Valle Brembana, sale al Rifugio Gherardi e poi prosegue fino al Rifugio Calvi, sopra Carona. Un tour d’alta quota in grado di procurare emozioni indimenticabili./h2

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