Preziosi

Forse non tutti sanno che l’uomo pensò prima ad adornarsi e poi a vestirsi. I primi gioielli furono conchiglie, denti di pesce o felini, zanne di mammut. I gioiellieri erano intagliatori. Quando l’evoluzione tecnologica portò l’uomo a scoprire le proprietà dei metalli, iniziò la prima vera corsa all’oro. Si parla di circa settemila anni fa. Gli Egizi, per esempio, erano convinti che la carne di Ra, il dio del Sole, fosse d’oro. Dall’altra parte dell’Atlantico, Incas e Maya crearono legami altrettanto forti fra divinità e oro, al punto che l’ornamento assunse caratteri più religiosi che estetici. I primi diamanti, le pietre preziose per eccellenza, arrivarono invece dall’India e divennero sinonimo di invincibilità per la loro durezza. Nel Medioevo, il lavoro degli orafi era più apprezzato dagli uomini che dalle donne e serviva soprattutto a magnificare il potere di chi li possedeva. L’oreficeria si affrancò così dall’arte sacra e divenne una delle professioni più rispettata. Ovunque gli orafi godevano di privilegi e protezioni e, spesso, gli artisti più famosi affinavano le proprie capacità artistiche facendo gli apprendisti nelle bottege orafe. Nel 1767, a Parigi, esistevano 314 gioiellerie. Negli ultimi due secoli del secondo millennio i progressi tecnologici favorirono nuove tecniche di lavorazione e la scoperta di numerosi giacimenti di diamanti mise in risalto la pietra rispetto al metallo, mentre i gioielli iniziarono a essere visti come capolavori dell’arte e della bellezza. E, come tali, ornamento ideali delle donne e oggetti del loro desiderio. Per la gioia degli orafi e, soprattutto, degli orafi italiani, visto che il Belpaese è il maggior produttore ed esportatore mondiale di gioielli. Gioielli che a Bergamo vengono realizzati da artigiani orafi spesso conosciuti e apprezzati in tutta Italia e addirittura all’estero. E’ il caso di Gianluigi Paganessi, artigiano orafo con laboratorio e negozio in via Sant’Alessandro bassa, a Bergamo, o di Giampaolo Giardina che realizza i suoi gioielli nel negozio laboratorio di via Torquato Tasso, sempre nel cuore storico della città.

Paganessi, è l’orafo a impreziosire i gioielli

A chi gli chiede quale sia il suo gioiello più prezioso, Gianluigi Paganessi risponde senza esitare: sua figlia Chiara. Ed è impossibile dargli torto, guardando i due occhi azzurro turchese incastonati in un viso circondato di boccoli d'oro. Ma se è vero che agli occhi di un padre nessun gioiello può apparire più prezioso della propria...
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