Esserre, il caffè è un desiderio che va espresso

 

A chi gli dice che il caffè fa male alla salute, lui, tazzina fumante in mano, risponde sorridendo che già il grande medico arabo Avicenna lo prescriveva come medicamento. E, assaporando i profumi provenienti dalla tazzina prima di accostarla alle labbra, aggiunge la storia dei due giovani gemelli che nella Svezia del 1700 furono condannati amorte tramite somministrazione di caffè da Re Gustavo III, che considerava evidentemente la nera bevanda un veleno. Ebbene: i due giovanissimi gemelli, tazzina dopo tazzina, sopravvissero al re, ai giudici e ai medici incaricati di controllare gli effetti della condanna, e morirono ultraottantenni. Felici di essere stati condannati ad assaporare per decenni la squisita bevanda.

Aromi che hanno conquistato Arabia, Russia e Giappone

Felice di assaporare da anni i migliori caffé e soprattutto di commercializzare in Italia e in mezzo mondo le sue preziose miscele, è sicuramente Sergio Ravasio, fondatore nel 1989 della Esserre, torrefazione che in 20 anni di attività è diventata il punto di riferimento per i più grandi intenditori di caffé: a cominciare da oltre 500 titolari di bar in Italia, ma anche in Arabia, Russia, Giappone, Taiwan, che ai loro clienti non hanno più proposto altri caffè dopo aver assaggiato le miscele create in Esserre.

Un sapore unico da gustare anche sul lavoro o a casa

In realtà una buona parte delle quasi 100 tonnellate di caffè che vengono torrefatte oggi nel laboratorio di Brusaporto (dove l'attività si è trasferita nel 2000 lasciando la sede originaria di via Mattioli, nel quartiere di Longuelo) è destinata anche alle macchinette installate in moltissime aziende o a quelle che fanno bella mostra nelle cucine di centinaia di famiglie che vengono puntualmente rifornite delle "cialde" a domicilio dagli agenti dell'azienda di Brusaporto. Tredici collaboratori in tutto "guidati" da Sergio Ravasio, affiancato fino al 2013 dal padre Lorenzo, classe 1923, "ovvero l'anno", come amava raccontare con lucidità da far invidia a un diciottenne papà Lorenzo, "in cui la mia famiglia cominciò a occuparsi di caffè". Allora Pietro Ravasio, papà di Lorenzo nonchè nonno di Sergio, gestiva l'attività a Castro, poi trasferita a Bergamo, in via San Bernardino 49, e successivamente in via Antonio Locatelli 39 e, dal 1940, in via Zambonate dove la drogheria Ravasio era presto diventata celebre per la selezione dei suoi prodotti, in alcuni casi introvabili altrove". Un'abitudine, quella di proporre prodotti di nicchia, ereditata da Sergio Ravasio che, incoraggiato nella scelta dal padre, ha deciso di specializzarsi nel settore del caffè. Decine di partite di preziosissimi chicchi provenienti dalle migliori piantagioni del Sudamerica che Sergio Ravasio va a scegliere nelle città dove il caffè arriva in porto a bordo di grandi navi da trasporto, e che poi vengono lavorate nei moderni impianti di torrefazione di Brusaporto in ambienti avvolti da un profumo, anzi da un aroma unico.

Meno chicchi vengono tostati  più alta è la qualità

Macchine per la tostatura che Sergio Ravasio ha selezionato con la stessa attenzione con cui valuta le partite di caffè, e che lo hanno spinto a scegliere e installare impianti di assoluta qualità. "Le nostre macchine possono lavorare solo quantitativi ridotti di caffè, 60, 70 chili per volta, mentre altri impianti industriali possono lavorarne quintali. Ma il profumo e il gusto che quei chicchi, una volta macinati e preparati, emanano, sono impagabili".

Nuove miscele nascono a metà strada fra cucina e vino

Ma se le macchine fanno molto, moltissimo lo fanno la passione e la professionalità dell'uomo... "La mia attività è un po' come quella del cuoco, ma anche dell'enologo", sottolinea Servio Ravasio, che da bambino sceglieva in libreria e in biblioteca i libri che insegnavano a fare il cioccolato. "Ogni caffè ha il suo bouquet, la sua struttura. L' abilità sta nell'abbinarli, preparando miscele capaci di regalare emozioni uniche ad ogni sorso, o solamente avvicinando le narici al bordo della tazzina". Emozioni che hanno radici profonde, diramate in tutto il mondo: per esempio sull'altopiano di Kaffa, in Etiopia, che secondo alcuni avrebbe dato il nome al caffè; oppure nello Yemen, dove un monaco dell'antichissimo Monastero Chehodet, avendo saputo da un pastore di nome Kaldi che le sue capre e i suoi cammelli erano vivaci anche di notte quando mangiavano alcune particolari bacche, preparò con queste una bevanda per restare sveglio, al fine di pregare più a lungo. E se dal mondo antico arrivano straordinarie storie legate al caffè (nella Bibbia David porta come dono di conciliazione dei grani abbrustoliti che rappresentano dei chicchi di caffè ed è sempre il caffè, la bevanda che Elena, aggiunge al vino alla mensa di Menelao) dal mondo di oggi arrivano le cronache di persone che in ogni angolo del pianeta scelgono il caffè Esserre. "Ce l'ha chiesto un cliente arabo che, per le strane e inspiegabili coincidenze della vita ha battezzato il suo locale, in Arabia Saudita Caffè Bergamo", racconta Sergio Ravasio. "L'ha assaporato nel bar di uno dei nostri clienti, nel centro di Bergamo, ci ha contattati e non ha più voluto cambiare miscela. E la stessa cosa è successa per dei clienti russi, giapponesi, di Taiwan, molti dei quali hanno avuto la possibilità di assaporare il gusto del nostro caffè a una Fiera di Tokio.

Esserre alla conquista anche dei migliori bar svizzeri

Presto contiamo di sbarcare anche nella vicina Svizzera dove abbiamo avviato importanti contatti". Dentro i confini italiani il caffè Esserre è diventato invece il più amato dai barman di centinaia di locali non solo in provincia di Bergamo, ma anche di Brescia, Como, Sondrio... Centinaia di clienti conquistati dalla qualità del caffè Esserre, frutto della legge delle quattro emme, come sottolinea Servio Ravasio. "Emme come miscela, macchina, macinatura e mano, quella del barman". Barman che sono gli eredi di Prospero Alfino, il medico-botanico veneziano che dopo aver soggiornato a lungo in Egitto e aver scoperto la nuova bevanda di colore nero pensò che anche ai suoi concittadini sarebbe piaciuta. Tornato a Venezia aprì il primo bar, o meglio la prima caffetteria, diffondendo il consumo della bevanda che anche a Venezia era conosciuta solo come medicinale. "A conferma che non solo non fa male, ma anzi, assai probabilmente fa bene", conclude Sergio Ravasio che ha riservato un posto d'onore alle confezioni di caffè di famiglia nella nuova drogheria allestita al pianterreno della Esserre, dove esporre e vendere prodotti assolutamente di nicchia. "Un modo per tenere viva la tradizione di famiglia iniziata addirittura dal mio bisnonno, Pietro - siamo alla fine del 1800 - proponendo alla clientela prodotti che la grande distribuzione ormai ha spazzato via insieme a moltissime piccole botteghe". Una nuova vetrina, così come nuovissimo potrebbe essere il nuovo show room Esserre che Sergio Ravasio sogna di aprire nel cuore di Bergamo. Una nuova vetrina per conquistare nuovi clienti. I quali corrono un unico rischio, quello, una volta assaporata una tazzina di caffè Esserre, di non saper resistere al fascino del suo aroma. Finendo magari come il celebre scrittore Balzac, che si dice bevesse anche cinquanta tazzine di caffè al giorno...

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