Nell’autentica montagna di libri custoditi sui ripiani delle librerie di casa spiccano quelli scritti da Jules Verne con, in bella vista, “Il Giro del mondo in 80 giorni”, affiancato da “Viaggio al centro della terra”, da “Ventimila leghe sotto i mari”, da “”Intorno alla luna”. Libri che Gianfranco Chiesa ha letto, divorandoli letteralmente, da giovane (e in qualche caso riletto a distanza di anni e perfino decenni) e dei quali potrebbe, in qualche caso, tranquillamente scrivere una riedizione. E senza neppure bisogno di ricorrere alla fantasia che di certo non difettava al grande scrittore d’avventure francese considerato un padre della moderna fantascienza. Potrebbe farlo, Gianfranco Chiesa, per esempio, per un “sequel” del racconto che ha come protagonista Phileas Fogg , il ricco esponente dell’alta società inglese socio del Reform Club (uno dei più celebri club per gentiluomini di Westminster, vicino a Buckingham Palace, con la sede in Pall Mall, strada divenuta celebre anche per essere stata fra le prime della capitale del Regno a essere illuminata a gas) che alla fine del 1800 fece una scommessa con i soci del proprio club: avrebbe compiuto il giro del mondo in 80 giorni, pena la perdita di 20mila sterline, somma considerevolissima per l’epoca. Un viaggi, portato a termine in compagnia del fedele servitore Jean Passepartout, – nomen homen -, che molti decenni più tardi l’imprenditore bergamasco innamorato dei libri di Jules Verne, fondatore ad Azzano San Paolo, alle porte della città della Sir, colosso della ristorazione per mense aziendali, di scuole e ospedali capace di fornire quattro milioni di pasti l’anno, ha deciso di compiere a sua volta.
La fantasia di Jules Verne è stata l’ispirazione per vivere una realtà da sogno….
Prendendosi però, tutto il tempo necessario, per godersi il viaggio. Quarant’anni, per l’esattezza, con una tappa ogni sei mesi, volando ogni volta là dove erano stati lasciati i fuoristrada all’arrivo del viaggio precedente. E senza nessuna intenzione, nonostante gli 80 anni suonati, di fermarsi prima d’aver portato a termine il percorso che si è prefissato e che vede, come ultime mete, Nord America, Alaska e Siberia. Da raggiungere affiancato da una squadra di amici pronti a darsi il cambio al suo fianco dove siede invece fissa, componente immancabile di ogni spedizione, la moglie, Cinzia Galbiati. Sua fedelissima compagna di viaggio “solo da quando però i mezzi sono diventati dei fuoristrada e non più le moto da enduro in sella alle quali Gianfranco Chiesa ha iniziato la sua avventura di Moderno Marco Polo, raccontata in anteprima assoluta dalle pagine bergamasche del “Corriere della Sera“, con “decine di amici e conoscenti che non erano al corrente in diversi casi di questa mia passione e che mi hanno cominciato a chiamare in vacanza incuriositi, per complimentarsi, per chiedermi dettagli”, racconta divertito l’imprenditore al quale quanto fatto da “viaggiatore” deve sempre essere apparsa tutto sommato poca cosa rispetto a quanto compiuto da imprenditore, capace, partendo da poco o nulla, di creare un gruppo che dà lavoro a 800 persone.
… insieme con i fumetti di Tex Willer
Già, il lavoro: la sua più grande passione “insieme con i viaggi e la lettura dei libri “oltre che dei fumetti di Tex Willer capaci di spalancare orizzonti fantastici a chi ama viaggiare con la fantasia”: lavoro che nella prima parte della sua vita ha rappresentato il più grande ostacolo proprio sulla strada della scoperta del mondo. “Perché lavorare 18 ore al giorno, utilizzando i pochissimi spazi liberi per studiare e prendermi, a Milano, il diploma di gastronomo, non era esattamente compatibile con il viaggiare “, racconta seduto al tavolo della sua taverna al piano inferiore dell’abitazione di Azzano San Paolo,freschissimo rifugio estivo per gustosissime cene in compagnia dei parenti e degli amici più cari, magari sfogliando i libri fotografici che ha realizzato utilizzando le migliaia di scatti che ha iniziato a fare quando finalmente, alla soglia dei 40 anni, con le attività ormai avviatissime e capaci di viaggiare, almeno per qualche settimana, anche senza lui al volante, è finalmente “partito”. Non più solo con la fantasia, ma in sella a due ruote. “Scoprendo cose che voi umani non potreste immaginarvi” racconta sempre sorridendo, con quel sorriso contagioso capace di mettere a suo agio – oltre che di buon’umore – anche una persona appena conosciuta e invitata al suo tavolo dal “fido cugino Valter Giupponi, citando Roy Batty, il capo dei “replicanti” del film Blade Runner.
Nel deserto brasiliano abbiamo visto i laghi comparire e scomparire
“Cose inimmaginabili come i laghetti capaci di apparire scomparire fra le dune del deserto nel parco nazionale dei Lençóis Maranhenses nel nordest del Brasile, nello Stato del Maranha: 70 chilometri di costa sabbiosa affacciata sull’Oceano Atlantico dove piogge torrenziali creano trasparentissimi laghetti profondi un metro o poco più destinati a prosciugarsi e ricrearsi continuamente mutando ogni volta il panorama ma lasciandolo sempre incredibilmente straordinario”. Uno degli incredibili tesori custoditi dal pianeta terra che Gianfranco Chiesa ha potuto scoprire in questo suo viaggio infinito iniziato in un altro angolo del pianeta: la Libia “quando non lo faceva nessuno”, seguita dalla Tunisia “dove era normale percorrere 300 chilometri senza incontrare anima viva”; dalla
Mille chilometri senza incontrare anima viva? In Mauritania accadeva anche questo
Mauritania “dove per rincontrare un abitante del luogo è stato necessario viaggiare per mille chilometri”, e dove “rimasti senz’acqua nel deserto ci siamo ritrovati a dover bere, da una tanica dentro cui si erano formate alghe, un liquido color verde bottiglia dicendoci che era comunque meglio morire di qualche infezione piuttosto che di sete”. Un viaggio intorno al mondo partito dall’Africa del Nord e “sceso” dalla sella solo dopo aver compiuto i 60 anni, età in cui Gianfranco Chiesa, ha deciso di passare alle quattro ruote “proprio per poter portare le mogli”, raggiungendo su due Mitshubishi e una Toyota ancora l’Africa del Nord, punto di “ripartenza” del viaggio intorno al mondo destinato a toccare Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Ciad, Niger, Mali , Mauritania, Burkina Faso, Gambia, Senegal, Nigeria, Benin, Togo, Ghana, Costa d’Avorio Liberia , Guinea, solo per citare il continente nero, mentre per il resto si farebbe prima a prendere un mappamondo e indicare i Paesi non attraversati. Già, perché invitato a indicare altri Stati visitati e di cui “ha ricordi particolari” Gianfranco Chiesa snocciola, seguendo incredibilmente a memoria il percorso anche in ordine cronologico, “ex Jugoslavia, Romania, Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Cina, Mongolia, Russia e Bielorussia, e poi, sulla via del ritorno Polonia, Germania, Austria. Per poi ripartire alla volta della Guyana francese (dove Gianfranco Chiesa e il suo “equipaggio” hanno assistito in “diretta”, al lancio di un razzo Arianne dalla stazione missilistica di Kourou), Suriname, Brasile, Uruguay, Paraguay, Argentina, Bolivia il Peru”. Paese, quest’ultimo, raggiunto a luglio 2024, 40 anni dopo la “prima tappa”, dopo 6000 chilometri attraverso l’Argentina, con partenza dalla Patagonia, e la Bolivia in 21 giorni, che si sono andati a sommare alle centinaia di giorni (e alle centinaia di migliaia di chilometri) attraverso il globo. “Comprese le tappe in Israele, Libano e Siria”, aggiunge l’imprenditore fondatore della Sir, quasi scusandosi di averli dimenticati elencando a memoria, gli Stati attraversati, in una lista che potrebbe tranquillamente essere l’indice di un atlante geografico. Una memoria che, esattamente come il fisico, potrebbe “raccontare” al massimo un’età prossima alla settantina, mentre la carta d’identità certifica il raggiungimento del traguardo degli 80. Una memoria dalla quale riaffiorano, mentre a tavola compaiono salumi incredibili come i suoi viaggi abbinati a porcini sott’olio semplicemente da urlo, il ricordo delle 36 ore di navigazione lungo il Rio delle Amazzoni, “fiume che sembra non finire mai”, seguiti da quelli
Per attraversare certi ponti “improvvisati” è servito aver fegato e sangue freddo….
” di una bruttissima infezione presa da un compagno di viaggio, con la febbre salita a 41 gradi e con una sola cura possibile: un’iniezione di una sostanza nera e densa aspirata in una siringa di vetro anteguerra con un ago più largo di un bucatino”…. Ma nel possibile “sequel” del Giro del mondo in 80 giorni raccontato (per ora, magari in attesa d’essere scritto) dall’imprenditore di Azzano San Paolo ci sono anche ” l’immagine del dente caduto e dopo una caduta in moto e riattaccato con la colla, purtroppo al contrario”. O, ancora, del “ponte di legno costruito per attraversare un guado sul quale “molto probabilmente milioni di persone non sarebbero saliti neppure a piedi”.
Così come far spostare un branco di coccodrilli dalla strada
Fino al ricordo, indelebile, dell’impossibilità di proseguire il viaggio su una strada di terra rossa senza aver spostato almeno “una decina di grossi ostacoli. Ostacoli rappresentati da altrettanti coccodrilli che non sembravano aver la benchè minima intenzione di spostarsi, neppure dopo essere fatti oggetto di un lancio di sassi scagliati da Gianfranco Chiesa, temerariamente sceso dall’abitacolo per risalirci però in fratta e furia “perché quei bestioni hanno una velocità sorprendente anche sulla terra, altro che solo in acqua… “Frammenti di viaggio che fanno sorgere spontanea la domanda: mai avuto paura, mai pensato “chi me l’ha fatto fare?”.
Rompere un semiasse a 300 chilometri dalla più vicina officina? Un bel problema...
Neppure dopo che a una fuoristrada si era sfasciato il semiasse nel deserto a 300 chilometri di distanza dall’officina più vicina? O dopo aver perso per strada la guida, “assunta” al mercato della stregoneria di Ouidah, in Benin, capace chissà come di ritrovare i suoi “clienti” due giorni e 400 chilometri dopo su una pista secondaria nel deserto “come se avesse un navigatore satellitare nel cervello”, commenta ridendo Gianfranco Chiesa, “come se avesse dei poteri soprannaturali”. Poteri apparentemente davvero sovrumani mostrati, del resto, anche quando la guida “in pieno deserto, sotto il sole cocente e la sabbia che sembrava a un passo dal prendere fuoco tanto era ardente, aveva scelto un punto preciso per scavare trovando l’acqua”.
Il segreto per fare una cosa simile a 80 anni? Guidare una moto da enduro sui sentieri a 80 all’ora
Poteri soprannaturali, come si legge nell’articolo pubblicato nell’edizione di Bergamo del Corriere della Sera (“guidata” da un giornalista, Riccardo Nisoli, capace di viaggiare come pochi alla ricerca di storie da raccontare, di “racconti giornalistici”) che sembra possedere anche il fisico di Gianfranco Chiesa, motociclista che nel garage di casa ospita una potente Ktm sulla quale, assicura un amico di sempre, “a 80 anni sfreccia a 80 all’ora sui sentieri di montagna”, e la bici con la quale, a 80 anni, percorre una sessantina di chilometri nei giorni liberi come allenamento di base, sottolineando che “però è a pedalata assistita” quasi scusandosi”di quell’ “aiutino” . “Uscite in moto e in bici fatte anche per tenersi in forma per le prossime tappe intorno al mondo con meta finale la Siberia” come spiega sorridendo Gianfranco Chiesa diventato viaggiatore grazie alla lettura, passione di sempre che, assicura, “sa spalancare gli orizzonti della mente e far viaggiare con la fantasia”. Prima d’iniziare a viaggiare davvero per tutto il mondo, sulla scia dei libri di Jules Verne. Con nessuno che potrebbe restare sorpreso leggendo magari un giorno che Gianfranco Chiesa è stato selezionato fra i passeggeri in partenza verso la Luna. O, magari, per una spedizione nelle viscere della terra. Più difficile, invece, pronosticarlo protagonista in una trasposizione reale di “Ventimila leghe sotto i mari. Già, perché il pilota inarrestabile sulla terraferma, qualche “problemino” con lo stomaco quando si viaggia ce l’ha. Ma con uno così mai dire mai: magari, giusto per scommessa (da lanciare rigorosamente al suo club, il Motoclub Ponteranica che presiede da 30) potrebbe lasciare tutti, una volta di più, a bocca aperta…