Ci sono fasi nella vita di una persona in cui è più naturale, facile comprendere meglio alcuni valori: come, per esempio, il bene che si deve avere per la natura, per l’importanza di mantenere un pianeta più “pulito”, sostenibile. Che non inquini e, di conseguenza, non faccia ammalare. Accade per esempio nella fase più giovane della vita quando gli ideali sono “vangelo”, intoccabili e incontestabili. Ma accade anche nella fase più avanzata, della vita, quando a volte proprio gli ideali cullati da giovani tornano a farsi sentire prepotentemente. Alimentati in molti casi dal fatto di essere diventati non solo genitori, ma anche nonni, quando capita di pensare al pianeta che verrà lasciato in eredità a quelli che oggi sono solo “cuccioli di uomo”. Pensieri che fanno scattare in automatico meccanismi di difesa, di protezione che a volte, nella fase più “centrale” della vita, quando le priorità sono il lavoro, la carriera, si perdono per strada. Piercarlo Ghinzani, uno che la strada la conosce come pochissimi altri (pilota di Formula 1 ha corso oltre 100 Gran premi, la maggior parte dei quali con la scuderia Osella, ma con esperienze anche in Ligier e in Toleman, oltre che protagonista di ottimi test fatti con la Tyrrel e protagonista di una trattativa con la scuderia Williams che alla fine però gli preferì Nigel Mansell) da quei valori si è fatto guidare invece durante tutta la sua vita, senza mai perderli di vista, nella consapevolezza, di quanto sia importante costruire una cultura della salute […]
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