“Chi non viene a Gandino è un cretino... “. Orietta Pinetti, docente universitaria bergamasca, non ha esitato a utilizzare le parole, come sempre provocatorie, di Vittorio Sgarbi per introdurre il proprio articolo pubblicato sul periodico VAL Seriana dedicato alla Basilica di Santa Maria Assunta in Gandino. Un'affermazione (fin troppo edulcorata, se paragonata ad altre esternazioni fatta dal critico d'arte e nell'occasione “esternata” prendendosela con se stesso), che Vittorio Sgarbi ha fatto in occasione della sua visita alla monumentale chiesa nel 2016, per sottolinearne l'incredibile bellezza capace, ha affermato il celebre critico “di sorprendere perfino uno come me che ha visto tutto...”. Una sorpresa che del resto hanno provato anche moltissime altre persone, a volte capitate per caso in questo angolo di valle, entrate a visitare la basilica e rimaste letteralmente sbalordite da quello che, ha scritto Orietta Pinessi sul “Val” come tutti chiamano familiarmente la rivista editata da Promoserio, “uno dei monumenti più significativi non solo di Bergamo, ma della Lombardia”. Una Basilica tanto imponente costruita nel 1200, riedificata agli inizi del 1400 e “rifatta una terza volta fra il 1623 e il 1640 con la costruzione della stupefacente cupola centrale (e annunciata a distanza dal campanile alto 74 metri con la cupola mitteleuropea a cipolla, e una cuspide rivestita in rame nel 1677 da operai di Bolzano e Merano alta 13 metri) quanto ricca di tesori, in gran parte dono della famiglia Giovanelli, mercanti di lana originari proprio di Gandino tanto ricchi quanto generosi da finanziare la realizzazione dell’altare sepolcrale e degli affreschi della cupola, che sembra spendere dal cielo legata a una catena d’oro, ma anche l'acquisto di preziosissimi calici e ostensori, ma anche di altre famiglie di abili commercianti arricchitisi a loro volta con il commercio della lana. Un'imponenza sottolineata dagli 11 altari per realizzare i quali non è stato certo risparmiato l'utilizzo dei marmi più pregiati, a partire dal nero di Orezzo, e una ricchezza artistica ribadita dalle numerosissime pale realizzate da artisti toscani ed emiliani; dalle tele dei veronesi Antonio Balestra, Santo Prunati a Paolo Zimengoli, autore del Diluvio Universale, una delle più grandi tele in Lombardia con i suoi quasi 50 metri quadrati, che ha contribuito, insieme all'abbondanza di gusto barocco, a dare alla Basilica seriana il soprannome di “Santa Maria Maggiore di Gandino”, splendido monumento di cittàalta che custodisce l'immenso diluvio uni- versale del pittore veneto Pietro Liberi. E ancora, una chiesa impreziosita dal bellissimo crocefisso in legno di scuola tedesca con due perni sotto le ascelle per consentire di richiudere al corpo le braccia di Cristo nei riti della Settimana Santa, attribuito al Maestro di Heiligenblut, intagliatore famoso in tutto il Tirolo e la Carinzia; dallo stupendo confessionale, ma anche dalle statue in legno laccato in bianco, di Andrea Fantoni, dai quattro confessionali scolpiti dal magisco scalpello di Giovan Battista Caniana; dai due monumentali organi ai lati del presbiteriodi Adeodato Bossi-Urbani del 1858 e quello di Giacinto Pescetti del 1720; dalle decine di putti, angioletti, cariatidi, telamoni e statue.