Palazzo Spini, storia di un “legame” unico con la città

A Ersilia, una delle “Città Invisibili” dell'omonimo romanzo di Italo Calvino, in cui l’esploratore veneziano Marco Polo viene invitato dal Kublai Khan, imperatore del regno dei Tartari, a raccontargli il suo lungo viaggio e descrivergli le città che ha visitato, i legami di parentela e di amicizia sono messi in risalto da fili di colori diversi tesi tra gli angoli delle case. Gli stessi fili colorati che, otto secoli più tardi, Gianluigi Barcella, per tutti Gigi, titolare insieme con il socio di sempre Alberto Perico, di Crispi Up, in via XX Settembre a Bergamo, uno dei principali “salotti” della città per decenni regno incontrastato dello shopping d'autore, ha scelto per unire due edifici: quello che ospita il suo “atelier” del taglio e della pettinatura da uomo, ospitato al secondo piano di palazzo Spini, edificio la cui storia risale addirittura al 150 , e il palazzo dall'altro lato della strada. Con il sogno di poter presto “legarne altri”, con altre corde colorate, a sottolineare non solo il legame fra i residenti della via ma anche, nell'anno del gemellaggio culturale fra Bergamo e Brescia, le due città “cugine” come testimoniano i colori scelti per le prime corde (nautiche, selezionate fra quelle realizzate da un noto fabbricante di Montisola) utilizzate per questa iniziativa: il giallo e il rosso di Bergamo insieme al blu e all'azzurro di Brescia. Colori che da alcune settimane attirano l'attenzione chi chi, imboccando la via dello shopping per antonomasia proveniendo dal Sentierone e alzando lo sguardo, si ritrova a scoprire quelle corde che uniscono i due grandi edifici proprio all'imbocco della via e che il titolare di Crispi Up spera possano moltiplicarsi fino a diventare quasi una coloratissima “copertura” della via, trasformandola in una “galleria”, in una sorta di riproposizione, riveduta e corretta, di un progetto di anni fa che prevedeva la copertura di via XX Settembre con una volta di vetro, garantendo alla città una passeggiata dello shopping tutto l'anno al riparo dalla intemperie. Un “esperimento” quello lanciato da Gianluigi Barcella (e voluto “ per restituire alla città u na piccola fetta di tutto quanto di importante ed emozionante ricevuto nella propria vita”) che potrebbe piacere perfino all’archistar Renzo Piano che pochi anni fa, intervenendo al convegno organizzato dalla Fondazione Italcementi dal titolo “Rigenerare le città e il territorio,” aveva sottolineato la necessità di una gigantesca “opera di rammendo”, partendo da nuove idee”. Rammendo, ovvero un'operazione che richiede l'utilizzo di “fili”; idee, come quella di “legare” degli edifici non solo per sottolineare nuove unioni, nuove collaborazioni, ma anche per ritrovare, seguendo quei fili come fossero quelli del leggendario gomitolo di lana di Arianna utilizzato per ritrovare la via d’uscita dal labirinto costruito da Dedalo, il filo dei pensieri più profondi e importanti, ritrovando la voglia di sperare in qualcosa di migliore di ciò al quale troppi si sono abituati e addirittura rassegnati. Riscoprendo “valori” persi per strada , ma anche realtà alle quali magari tutti i giorni passiamo di fronte senza neppure farci caso. Proprio come Palazzo Spini, edificio nato dal genio dell'architetto Pietro Isabello , celebre per aver realizzato le cappelle laterali della cìhiesa di Santo Spirito, nell'omonima piazzetta al termine di via Torquato tasso, e i due chiostri del monastero di San Benedetto oltre che per aver lavorato al restauro del Palazzo della Ragione. “Non poteva esserci annata migliore se non questa della cultura, che il caso ha voluto far coincidere con i festeggiamenti per i 40 anni di attività professionale di Crispi Up, per realizzare questa iniziativa a cui stavo pensando da tempo”, ha confessato Gianluigi Barcella a un amico, “nella speranza di poter contribuire con questo piccolo atto simbolico a testimoniare l'importanza della volontà di cambiare per migliorare, anche da parte di persone comuni, normali”. Proprio come lui, il “signor Crispi” , che dalle finestre della sua bottega, come ama definirla lui, preferendolo di gran lunga all'inglesissimo “hair salon” , autentica fucina creativa e di stile capace di soddisfare oltre tremila clienti, ama affacciarsi oggi più che mai, per ammirare le corde colorate con le quali ha voluto ribadire l'importanza di saper intrecciare nuovi legami, nuove collaborazioni, nuove amicizie. “Restituendo alla città quanto il territorio ha mi dato in quasi mezzo secolo di attività”, tiene a ribadire. Il tutto utilizzando delle semplici corde, “per loro natura elementi di estrazione povera, quasi a ricordare le origini di tanti bergamaschi, dimostratisi capaci, nonostante spesso una “partenza difficile”, di arrivare al traguardo da vincitori. Ma anche di celebrare il successo “restituendo alla città un po' di quanto ricevuto in dono”. Per esempio tessendo i primi fili colorati di una trama che, chissà, un giorno potrebbe “creare “ una vera e propria poesia visiva su via XX Settembre”, trasformata in una galleria la cui copertura sia un simbolo dell'unione. “L’aver condiviso il concetto delle corde coinvolgendo i vicini del civico di fronte, da “buoni bergamaschi” ci ha inizialmente intimorito”, ricorda adesso Gigi Barcella, “ma l'entusiasmo e l'accoglienza dell'architetto Giorgio Forlani e della la signora Marta Gerosa, che senza pensarci due volte hanno entusiasticamente annodato le corde alle loro ringhiere, è stato il volano  per "riannodare"  relazioni spesso sterili in città e avviare una comunicazione propositiva per la nostra Bergamo; è come fosse stata  a stesura di una prima "corda", che vorrei contaminasse tutte le attività della via oltre ai suoi abitanti. E’ un piccolo segnale che spero venga raccolto dalle istituzioni cittadine  affinché si faciliti appunto l’aggregazione, la condivisione, il confronto, non ultimo per contribuire alla valorizzazione dell’arredo urbano e nella fattispecie nel far riscoprire e mettere in evidenza le tante bellezze presenti nel centro di Bergamo”. A partire da Palazzo Spini appunto, che grazie all'idea del titolare di Crispi Up e alla condivisione della famiglia proprietaria, Fogaroli- Barcella, proprio grazie a quei fili colorati ha già compiuto un primo, simpatico e coinvolgente, passo per uscire “dall'oblio e dall'indifferenza dei passanti sempre più disattenti e frettolosi. Un messaggio “scritto” utilizzando pochi metri di corde gialle e rosse, blu e azzurre e “esposto” all'attenzione di tutti utilizzando come “lavagna” un palazzo a troppi ancora sconosciuto, sapientemente valorizzato dai proprietari per essere restituito, insieme alla sua storia, alla città alla quale la proprietà ha anche deciso di “offrire” l'edificio per incontri e vernissage organizzati da associazioni istituzioni, organizzando visite guidate a una dimora storica valorizzata dai suoi inquilini, primo esempio di “mecenatismo” (auspicabilmente contagioso) per far conoscere sempre più le bellezze non solo di Città alta ma anche di quella “bassa”. Grazie a delle semplici corde colorate capaci, come nell' Ersiliad i Italo Calvino, “di congiungere la realtà a un sogno condiviso fatto di bellezza, dove ognuno nel suo piccolo è protagonista”.

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